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Ossia quel processo che in pratica “sterilizza” un prodotto ai fini della lunga conservazione, necessaria per la grande distribuzione e quindi per trasporti chilometrici “stressanti”.
Altra caratteristica comune alla grande maggioranza delle birre artigianali è il fatto di non essere filtrate e mantenere quindi tutte le componenti che contribuiscono a formare il profilo organolettico, così ricco di aromi e sapori, diverso dalle birre prodotte industrialmente.
Infine una birra artigianale non deve avere aggiunte di conservanti e/o altri additivi chimici. Il termine artigianale indica, naturalmente, anche una produzione limitata con impianti ed attrezzature che richiedono normalmente una forte componente “umana”.
La birra non “scade” nel senso del termine usato per gli alimenti in generale, ossia non diventa pericolosa per la salute (naturalmente a patto che sia conservata in modo corretto) ma bensì perde alcune sue caratteristiche di aroma e sapore oppure altre si degradano ed il prodotto non è più come quello che il birraio vuole farvi gustare.
Similmente a quello che accade per il vino, ma con tempi diversi, la birra in bottiglia (se rifermentata) ha una evoluzione e poi un periodo di degrado di alcune sue caratteristiche: l’aroma del luppolo ad esempio è una delle prime cose che degrada o decade, quindi si affievolisce. Il corpo può variare perchè in tempi lunghi i lieviti possono riuscire a “digerire” anche parte degli zuccheri complessi (destrine), rendendo così la birra un po’ più secca.
Variando e perdendo alcune caratteristiche, la birra non avrà più l’equilibrio di aroma/gusto voluto dal birraio pertanto si indica un periodo oltre il quale potrà sempre essere bevuta ma potrebbe essere ben diversa da quello che ci aspettiamo.
Il tempo di evoluzione della birra varia a seconda della corposità della stessa, del grado alcolico, della luppolatura: ad es. una birra trappista, generalmente con una gradazione alcolica elevata ed un corpo medio/pieno, può essere conservata per alcuni anni e anzi migliorare e acquisire ulteriore complessità; un barley wine può prestarsi anche ad un invecchiamento di un decennio, al contrario una ale inglese dal grado alcolico moderato, va consumata giovane (entro un anno o al massimo un anno e mezzo). Seguire le indicazioni segnalate dal produttore in genere garantisce di stappare una birra in salute, ma nulla vieta di provare a far stagionare le birre oltre quel termine per curiosità: la birra non va a male e anzi si potrebbero avere delle piacevoli sorprese, sempre avendo la massima cura nel conservarla nelle condizioni ottimali.
La birra (soprattutto se non filtrata e non pastorizzata) va conservata (in ordine di importanza):
Per un consumo in condizioni ideali, la birra va posta in frigorifero almeno 24 ore (meglio 48) prima del momento in cui si intende consumare, soprattutto dopo un eventuale trasporto/agitazione. Questo periodo di “riposo” consente ai lieviti eventualmente presenti di sedimentare bene sul fondo ed alla CO2 di essere ben disciolta nel liquido.
Per degustare la birra (sia artigianale che industriale) occorre innanzitutto che sia servita alla corretta temperatura.
Nessuna birra va MAI servita GHIACCIATA. Il freddo riduce lo sprigionarsi degli aromi ed anestetizza le papille gustative. Ogni birra ha una sua temperatura di servizio. Se non è indicata la temperatura di servizio sull’etichetta, si può usare come regola generale la proporzionalità tra grado alcolico e temperatura di servizio: maggiore il grado alcolico, maggiore la temperatura.
Importante è anche il bicchiere che influisce soprattutto sulla possibilità di cogliere il bouquet di aromi e sulla tenuta della schiuma.
Infine ricordiamo e sfatiamo una usanza errata: la birra non si beve direttamente dalla bottiglia. In questo modo ingurgitiamo tutta la CO2 contenuta nella bevanda che verrebbe eliminata invece con la formazione della schiuma e confermiamo la credenza errata che la birra “gonfia”. Inoltre, sempre la CO2, provoca una sorta di anestetizzazione delle papille gustative impedendoci di godere dei sapori e degli aromi propri della birra che stiamo bevendo. Per cui usate il bicchiere e possibilmente quello appropriato!
Prima dell’utilizzo il bicchiere deve essere lavato con cura evitando però il brillantante che “ucciderebbe” la schiuma della birra. A volte può essere sufficiente un abbondante risciacquo con acqua calda.
Prima di versare la birra è consigliabile sciacquarlo con un po’ di acqua fredda per evitare alla birra uno shock termico.
Le forme dei bicchieri sono diverse ed ognuna ha una particolarità che li rende adatti a valorizzare uno o più tipi di birra. I più comuni sono:
Altri bicchieri comunemente usati sono i cilindrici altglass, quelli a colonna biconica, i flute, le coppe e naturalmente i massicci boccali tedeschi (mass).
In genere i birrai indicano il bicchiere suggerito per le proprie birre, in alternativa… spazio alla vostra fantasia.
Birra 3° ÷ 8° Plato: 150 calorie/litro
Birra 12 gradi Plato: circa 450 calorie/litro
Birra 16 ÷ 18 gradi Plato: 6/700 calorie/litro
Per confronto i succhi di frutta ed il latte intero apportano 6/700 calorie/litro. La birra ha un contenuto rilevante di vitamine, soprattutto se non filtrata e non pastorizzata. In particolare contiene numerose vitamine del gruppo B compreso l’acido folico (utile per l’assorbimento del ferro e la formazione del sangue).
Altre sostanze utili presenti nella birra sono:
La birra inoltre dato il suo basso contenuto di sodio è indicata per le diete iposodiche.